Biografilm Festival 2020. In concorso. Because of my body di Francesco Cannavà.

di EMILIANO BAGLIO 12/06/2020 ARTE E SPETTACOLO
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Claudia ha venti anni, i capelli blu elettrico, gli occhi verdi, un sorriso meraviglioso ed è bellissima.

È disabile ed è ancora vergine.

Non conosce le carezze, i baci, l’amore, il sesso, il suo corpo, la sua vagina, il suo clitoride.

Marco ha più di quaranta anni ed è un lovegiver, un operatore all’emotività, all’affettività e alla sessualità.

La sua figura in Italia, ovviamente, non è riconosciuta e per questo lui ed i suoi colleghi devono lavorare su un sottile filo di lana.

Because of my body è uno di quei film che vorresti entrassero, con tutta la loro forza, in tutte le case, nelle scuole e nelle aule del parlamento.

Per urlare a pieni polmoni il sacrosanto diritto universale al piacere.

Soprattutto è un documentario coraggioso, soprattutto per merito dei suoi protagonisti.

In primo luogo, ovviamente, grazie a Claudia che si è messa, letteralmente, a nudo, per raccontare la sua storia.

Quella di una ragazza come tante alla quale una spina bifida ha impedito di conoscere il sesso ma anche il suo corpo.

Il percorso che farà insieme a Marco però, non riguarderà solo la scoperta di sé, di come provare piacere.

Sarà soprattutto un percorso di emancipazione e liberazione.

In fondo la vita di Claudia, sino a quando non incontra Marco, è praticamente confinata alla casa di famiglia, eccezion fatta per quando va in piscina.

L’esperienza narrata da Francesco Cannavà le permetterà non solo di conoscere meglio il suo corpo, i suoi desideri, le sue zone erogene E come provare piacere.

Sarà anche l’occasione per cominciare a liberarsi dalle corazze protettive indossate nei confronti del mondo.

Dal trucco pesante al prendere, finalmente, la macchina e guidare da sola, sino a quando, come previsto dal protocollo, non dovrà affrontare il distacco ed imparare a continuare da sola sulla sua strada.

Francesco Cannavà ha realizzato un documentario necessariamente politico.

Ancora una volta, come sempre, il corpo viene usato come oggetto contundente per reclamare il diritto all’autodeterminazione.

Un discorso vecchio, che si tratti di aborto, eutanasia o del diritto al piacere, ancora oggi il corpo e la rivendicazione di esso come oggetto di lotta politica, tutto ciò fa ancora scandalo.

Che si tratti di donne, di malati terminali o di disabili ciò che sembra non essere ancora accettato, almeno a livello legislativo, è che queste figure possano rivendicare il diritto a decidere di sé, che non se ne stiano zitte e buone al loro posto.

Dimenticate in un angolo, soggetti passivi di ciò che altri hanno deciso per loro.

Il grande merito di Cannavà, di Claudia e di Marco, è di essere riusciti a far sì che il loro grido fosse completamente scevro da qualsiasi rischio retorico.

Because of my body è un documentario nel quale si ride e si sorride e ci si scopre complici di Claudia a fare il tifo per lei.

Colpisce in faccia con la forza della sua esuberanza, con la gioia delle scoperte che compie giorno dopo giorno, con le sue risate e lue sue lacrime, con l’incredibile gioia che riesce ad avere e a trasmettere anche nei momenti più bui.

Qualcuno ha scritto al regista che dovrebbe vergognarsi di ciò che ha realizzato.

Noi pensiamo che Francesco, Claudia e Marco debbano essere orgogliosi di questo regalo che ci hanno donato.

 

EMILIANO BAGLIO


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